venerdì 6 giugno 2008

Maestri e democrazia

Dovrebbe essere il sottotitolo di questo modesto spazio web.
Perchè dell'assenza (e della ricerca) del maestro ci interroghiamo. E dello scrutare e indagare come il professore (termine di per sé maestoso, ma ormai totalmente volgarizzato come equivalente a insegnante) si confronta con la democrazia.
Indagine difficile, perchè i tempi sono cambiati.
Il maestro è ridicolmente anacronistico dice Zagrebelsky, e... il dato caratteristico di ogni magistero è porsi in maniera critica, eccentrica e anticonformistica rispetto allo status quo della propria istituzione.

giovedì 5 giugno 2008

Dal Forum Sapienza:

Il paradosso dei "non-strutturati"

Il personale "non strutturato" della Sapienza (borsisti, post-doc, assegnisti, co.co.co., co.pro., docenti a contratto) non voterà per le elezioni del Rettore
  • i candidati alla carica di Rettore non includono nei loro programmi politiche a favore dei precari della ricerca e della didattica di questo Ateneo (da quanto si evince dalle prime e-mail che sono cominciate a girare) perchè tanto non guadagnano voti, anzi li perderebbero se per favorire tali politiche togliessero risorse al personale docente e amministrativo "di ruolo" (votante)
  • il personale "non strutturato" della Sapienza continuerà a non avere voce né diritti.

Il circolo vizioso è perfetto, chiuso, sigillato. Eppure, il nostro lavoro quotidiano, purtroppo precario, mal pagato e privo dei diritti fondamentali di un lavoratore, è la base su cui si regge questa Università, sia nella ricerca che nella didattica. Cosa hanno da dire i candidati su questo punto? È possibile pensare di rompere il circolo vizioso? Come si può intervenire per alleviare la nostra condizione di precarietà, a cominciare dal giusto riconoscimento dei nostri pieni diritti di lavoratori di questo Ateneo, pur limitatamente alla durata del contratto? È possibile pensare a politiche per il rinnovo generazionale del corpo docente, pur nelle limitate risorse dell'Università o si vuole continuare a dare la colpa al Governo di turno per le poche risorse disponibili, continuando invece a privilegiare gli avanzamenti di carriera rispetto al reclutamento all'interno della distribuzione di tali risorse? Si vuole continuare a promuovere un precariato universitario perenne, come evidenziato dai documenti CRUI di fine 2007, o è possibile dare una nuova direzione alle politiche universitarie?

Marco Franceschin, Assegnista di Ricerca - Dipartimento di Chimica.

Approfondimenti
Sullo stesso argomento un articolo pubblicato su "Ateneo Sapienza" del marzo 2007 (PDF)

lunedì 2 giugno 2008