sabato 31 maggio 2008

Ma il Rettore è una carica politica?

Domanda retorica. Eppure è una questione che fa riflettere osservando quello che succede in questi giorni.
Alcuni studenti vengono aggrediti e questo scatena una polemica politica dove l'istituzione accademica viene giudicata, criticata e messa alla berlina da forze politiche, giornali e opinione pubblica. Qualche commentatore prepara una marmellata di eventi e 'incidenti' diversi: si impedisce di parlare - nell'ordine - al Papa, ad un'organizzazione neofascista e persino al presidente iraniano e questo dimostrerebbe in modo inequivocabile l'intolleranza culturale, politica e religiosa della Sapienza. Siamo all'assurdo.
La verità è che la Sapienza è al centro delle tensioni politiche e culturali di questo paese. Questa centralità è sintomo di vivacità e di vitalità di una istituzione. Altro che classifiche cinesi!
Ma torniamo al punto. Chi è chiamato a dirigere questa splendida e complessa 'macchina del sapere e della conoscenza' deve avere l'attitudine a governare questi conflitti, rappresentare l'istituzione e amministrare e gestire l'università. Un figura complessa che può essere individuata solo attraverso un meccanismo democratico di consenso come le elezioni. E' su questo punto che scatta il paradosso: una struttura 'piramidale' che prova a 'rappresentarsi' in modo orizzontale. Leggete i proclami e le captatio benevolentiae dei candidati rivolti alle altre figure dell'ateneo (ricercatori, studenti e personale amministrativo - insomma gli elettori) e il 'silenzio' accademico (magari saremmo smentiti nei prossimi giorni) sui fatti 'politici' di questi mesi.
In quale campagna elettorale un candidato, un raggruppamento politico rinuncerebbe a dire la propria opinione su fatti di cronaca di tale portata?