giovedì 24 luglio 2008

L'ombra del riformismo

Finalmente la risposta ombra del ministro Mariapia Garavaglia a Mariastella Gelmini Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca.
Sul Sole 24Ore di oggi un lungo articolo sui provvedimenti del governo.
L'esponente del Pd sembra rimprovare al governo di aver fatto poco bene piuttosto che troppo male.
La legge Ruberti permette già alle università tradizionali di fare quello che sembra attribuito esclusivamente alle università fondazioni. E nonostante queste potenzialità, l'onorevole si domanda perché il sistema non è decollato. La risposta è nel non aver adeguate le procedure di governo degli atenei autonomi. Mentre gli atenei diventavano autonomi si lasciava il sistema barocco rappresentato dal "rettore, consiglio di amministrazione, senato accademico, facoltà, dipartimenti, corsi di studio e quant'altro". Invece di lasciare agli atenei il potere decisionale voluto da Ruberti si è voluto introdurre controlli centralistici del ministero.

Il Pd (l'opposizione responsabile) invita il governo a discutere e approvare nuove norme di legge sulla governance degli atenei piuttosto che approfondire i tagli alla ricerca e ai salari (tra l'altro difficilmente gestibili dal punto di vista delle norme).

Non c'é che dire, questo Partito democratico non manca di coraggio (o - secondo qualcuno - di istinto suicida).
L'opposizione, invece di accarezzare la tigre della protesta (un vero e proprio blocco sociale che va dai precari ai baroni iperprivilegiati) preferisce intessere un dialogo con il governo per finanziamenti meritocratici e nuove regole per il governo delle università.

Di sicuro una posizione che riuscirà a scontentare tutti e senza costruire alcunché. Pensiamo veramente al duo Tremonti-Gelmini che discute con Veltroni-Garavaglia sul futuro radioso dell'università?

Siamo gli ultimi a preferire demagogie e opportunismi quando c'è in gioco il destino del paese. E allora, perché la Garavaglia non è conseguente al suo stesso ragionamento e non apre un confronto con il mondo accademico domandando ai docenti cosa ne hanno fatto dell'autonomia voluta e concepita da Ruberti?

Se la sinistra parlamentare vuole mantenere viva l'eredità del ministro (e professore) Ruberti tenga conto della sua lezione: nonostante la freddezza (anche dell'accademia) e l'ostilità e la diffidenza dei molti, il ministro Ruberti fu consapevole che la costanza e la tenacia avrebbero consentito di costruire la più profonda riforma dell'Università italiana.
Mi pare - non vi offendete - che questi politici sono di una pasta un po' diversa.