sabato 26 luglio 2008

Avremmo bisogno di un sommergibile

Avremmo bisogno di un sommergibile che ci permettesse di scendere nella Sapienza profonda e scandagliare giudizi e commenti meno azzimati. Ascoltare gorgoglii e rimbrotti di quel popolo mal rappresentato che a seguito magari di frustrazioni o delusioni proietta la sua impotenza nelle voci, nel pettegolezzo e nell'invidia. Non è ansia da voyer né ricerca antropologica. Occorre far affiorare queste voci perché da quelle dipendono i fallimenti e gli insuccessi di chi vuole veramente cambiare le cose. Stiliamo questa specie di elenco dei tipi umani, per riconoscerli/ci, dialogare con essi e dargli una speranza. Per noi e per loro.
  1. I benaltristi. Sono quelli che di fronte a qualsiasi iniziativa, anche la più innocente, gridano al c'è ben altro da fare. Gli esempi sono tantissimi. L'Università vende gadget? "Non è così che si risolvono i problemi della Sapienza". La Sapienza cerca di razionalizzare la comunicazione visiva? "Avrebbero potuto comprare più computer per gli studenti e riparare le tende alle finestre"...e via di seguito
  2. Gli ètuttounmagnamagna. Chi ci crede che lo sviluppo edilizio, gli atenei federati, l'informatizzazione, l'acquisto di beni durevoli o meno sia fatto per migliorare le cose? E' tutta corruttela per far mangiare qualcuno. Siccome poi si è un po' vigliacchi, ci si limita a fotocopiare qualche articolessa e appicciarla nottetempo alle porte.
  3. I vatuttomale. Questi sono, nella loro rassegnazione, i più nobili. Non è che non vorrebbero credere che si possa migliorare ma l'esperienza, l'incapacità di chi comanda, le continue delusioni patite li hanno convinti che andrà sempre peggio. C'è chi aspetta la pensione e chi sogna la campagna o l'università straniera (che è lo stesso) e intanto non scrivono e non studiano più.
  4. I nostalgici. E' una categoria che citiamo per singolarità. Sono quelli che hanno vissuto l'elisione dell'articolo determinativo "La" Sapienza con più rabbia. Non si capisce perché rimpannucciare logo e denominazione debba tanto far soffrire. Vivono il rosso sapienza come una specie di lesa maestà: al pontefice? (quello basso-medievale), alla buon'anima? (quello del ventennio) , a Ruberti? (il rettore che ha voluto il cambio di denominazione "Università degli Studi di Roma - La Sapienza"). Non si sa. Intanto mugugnano mugugnano.